Sentite quant’è leggera questa notte?
Suonatemi ancora – stavolta senza quel fuoco
che sempre mi corre nelle vene,
che brucia il pensiero
e divora tutto ciò che non è il momento.
Suonatemi ancora, amici,
con la leggerezza di stanotte
così diluiamo quelle distanze assurde
– senza mai arrivare ad esser vicini –
in questo mare piegato,
nel silenzio delle onde.
Quella notte ho respirato una leggerezza che mi ha subito fatto capire perché uno la volesse mai chiamare insopportabile. Era fresca e cristallina come quel venticello del mare – del mare che comunque la mattina dopo si è finalmente staccato dal cielo, aprendo l’orizzonte e lasciandomi un piccolo spazio per provare di nuovo le ali. Ci volevano per la partenza.
Quella notte ho respirato una semplicità in cui si sono diluiti tutte le domande – ancora esistenti – e che mi ha sollevato con una naturalità perfetta, senza però lascare nessun dubbio che ad un certo punto dovrei atterrare
e che in quel momento dovrei sopportare tutto il peso di terra e cielo.
L’aria qui è talmente diversa che mi ricorda ogni momento alle distanze che ho dovuto fare al ritorno.